Come superare la frustrazione sul lavoro
- Camilla Pizzoni
- 23 apr 2023
- Tempo di lettura: 5 min

Il primo passo da compiere per imparare a comprendere la frustrazione è fermarsi e focalizzarci su di noi.
Si tratta di un’emozione che proviamo tutti, a prescindere dalla tipologia di professione o dall’ambiente in cui viviamo.
Ho scelto di trattare il tema della frustrazione sul lavoro per due motivi principali:
è qualcosa di tangibile e concreto perché nel quotidiano dobbiamo gestire situazioni e relazioni con colleghi e superiori;
è connessa alla primavera come stagione del cambiamento: se iniziamo a portare nella nostra vita una nuova abitudine, riusciamo a coltivarla nel tempo e a rinnovarci.
La frustrazione ci porta in una condizione di mutismo e incapacità di esprimere cosa proviamo dentro di noi.
Oggi ti invito a posizionarti davanti allo specchio insieme a me per affrontare con coraggio la frustrazione ed evitare di consumarci lentamente.
Usciamo dal mentale, allontaniamoci dalla dimensione concettuale e ascoltiamo il nostro cuore e la nostra energia.
Prima di comprendere quali sono i passaggi da compiere per riconoscere e superare la frustrazione sul lavoro, vediamo insieme la definizione di questa parola.
Frustrazione significa delusione, umiliazione e insoddisfazione.
Deriva dal latino frustratio (appunto delusione) a sua volta preso da frustrare, un termine che fonda le radici nell’avverbio frustra. Sai come si traduce? Con inutilmente.
La frustrazione è un sentimento di profonda umiliazione che provoca in noi un malessere intenso: ci sentiamo sempre inutili a prescindere dagli sforzi e dalle azioni che mettiamo in atto per noi e per gli altri.
La frustrazione sul lavoro lascia un senso di vuoto, come se qualcosa ci sfuggisse o non tornasse. L’ovvia conseguenza è un’insoddisfazione - personale e professionale – silenziosa: dentro di noi c’è un urlo di disperazione che le persone intorno non possono sentire.
Il silenzio è una delle caratteristiche più forti della frustrazione.
Riconoscere la frustrazione sul lavoro: perché è importante
L’ambiente lavorativo è la palestra ideale per mettere in pratica le azioni utili a gestire le nostre emozioni perché ci troviamo in un contesto nel quale abbiamo un attaccamento meno forte verso le persone che ci circondano - rispetto a quello che avremmo in famiglia -, e riusciamo a lavorare meglio su noi stessi.
Ti faccio un esempio: se proviamo frustrazione sul lavoro e colpevolizziamo i colleghi, è probabile che abbiamo lo stesso atteggiamento nella vita privata e pensiamo sia colpa dei figli, del compagno o della compagna se non ci sentiamo bene. In realtà, fatichiamo ad ammettere la nostra sensazione di insoddisfazione.
Per entrare in quest’ottica è necessario fare una premessa: la professione offre la possibilità di manifestare una parte della nostra personalità che è sempre presente in noi.
Non possiamo essere e comportarci in un modo a lavoro e trasformarci nella vita privata: se dovesse accadere, significa che qualcosa non funziona.
La dimensione professionale non è mai dissociata da quella personale, anche se a volte vorremmo, per praticità, che questi due mondi fossero separati.
La frustrazione è un’emozione che proviamo con facilità sul lavoro, ma non per questo dobbiamo farci risucchiare dal malessere che provoca in noi.
Perché è importante riconoscere la frustrazione sul lavoro?
Per sentirci meglio: l’obiettivo che ci poniamo attraverso il riconoscimento della frustrazione è il benessere.
La frustrazione non è facile da individuare perché spesso, al suo posto, proviamo emozioni alle quali diamo un nome differente:
· rabbia
· incomprensione
· dispiacere
Siccome la frustrazione è uno stato emotivo che dipende da un mancato soddisfacimento di un desiderio o di un bisogno, dobbiamo porre maggiore attenzione e scartare gli stati d’animo secondari per concentrarci solo sulla delusione interiore.
Riconoscere la frustrazione sul lavoro è un passo importante per eliminare i limiti dalla nostra vita: possiamo comprenderla solo se diventiamo consapevoli della necessità, dell’urgenza, della tensione che non abbiamo ancora appagato.
In pratica: cosa ci manca per essere soddisfatti? Di cosa abbiamo bisogno per essere felici?
Per rispondere a questi quesiti dobbiamo capire che possiamo affrontare le difficoltà senza cadere nella delusione: riconoscere la frustrazione ci permette di diventare resilienti.
Quando proviamo frustrazione sul lavoro?
Di fronte a una sensazione di frustrazione c’è un’insoddisfazione: dobbiamo nominare a voce alta i nostri bisogni, dare loro un nome, metterli nero su bianco.
Le nostre necessità sono concrete e non devono rimanere nell’astratto.
Ricordi la Piramide dei Bisogni di Maslow?
Figura 1.1
La Piramide dei Bisogno di Maslow. (fonte Wikipedia)

Alla base ci sono i bisogni fisiologici, quelli che dobbiamo soddisfare per vivere: dormire, bere, mangiare, respirare.
Se saliamo, troviamo con ordine i bisogni di sicurezza, appartenenza, stima e autorealizzazione.
Impariamo a non limitarci a soddisfare le necessità che si trovano nel primo gradino della piramide: riusciamo a uscire dalla sensazione di frustrazione quando colmiamo anche il resto dei bisogni e ci sentiamo appagati dalla nostra vita professionale.
Proviamo frustrazione sul lavoro quando non riusciamo a dare sfogo alla nostra creatività, quando non ci accettiamo, quando siamo influenzati dai pregiudizi.
Cinque consigli per superare la frustrazione sul lavoro
Abbiamo a disposizione diversi strumenti per uscire dal loop della frustrazione e provare una sensazione di soddisfazione, di vita piena, di appagamento.
Condivido con te cinque consigli che propongo spesso durante le sessioni di coaching, utili a superare la frustrazione sul lavoro e vivere meglio il nostro ruolo professionale.
1. Cambiare il punto di vista
Quando ci troviamo in una situazione conflittuale, usiamo l’empatia e cerchiamo di capire cosa prova il nostro interlocutore. Spostiamo il focus dalle nostre emozioni alle sue: è un cambiamento importante.
Osservare le situazioni da un punto di vista diverso rispetto al solito, magari dall’alto o da lontano, permette di risolvere i problemi con un approccio più ampio e comprensivo.
2. Evitare di reagire nell’immediato
Se ci rendiamo conto di essere frustrati, fermiamoci. Respiriamo, contiamo fino a dieci e aspettiamo un attimo a reagire. Usciamo dalla stanza nella quale ci troviamo e, senza fuggire, riconosciamo il nostro stato d’animo e blocchiamo la reazione esplosiva.
3. Usare l’ironia
Grazie alla terapia della risata ho cambiato il modo in cui percepisco la delusione per ciò che mi manca, perché trasformo i pensieri in energia.
Quando pratico la risata come forma di meditazione dinamica, penso che tutte le persone intorno a me abbiano il naso rosso: è una tecnica che serve a stemperare le situazioni difficili e si chiama proprio “strategia del naso rosso”. Se vuoi approfondire questo argomento e utilizzare l’ironia sul lavoro, conosciamoci di persona.
4. Riconoscere i ruoli
Ogni persona svolge un ruolo preciso nell’ambiente professionale in cui è inserita. Riconoscere questo ruolo permette di capire il legame che ci lega agli altri e quale peso hanno le relazioni su di noi. Troviamo un equilibrio tra le nostre aspettative e i risultati concreti per non percepire una sensazione di delusione. Non sempre è necessario avere attese troppo alte.
5. Meditare
Le tecniche meditative, a prescindere dal problema che dobbiamo risolvere, aiutano a tenerci ancorati al momento presente, a porre radici forti nel terreno, ad acquisire maggiore consapevolezza sul nostro ruolo professionale. Attraverso la respirazione sfiatiamo come una pentola a pressione ed eliminiamo quel senso di delusione che ci porta alla frustrazione.
La frustrazione è come un nodo: può diventare sempre più stretta e generare dei forti blocchi emotivi.
Riconoscere il nostro valore nelle piccole azioni quotidiane è la chiave che ci permette di uscire dal loop della frustrazione sul lavoro.
Mi piacerebbe ricevere un tuo riscontro: prova ad applicare questi suggerimenti, dove senti di avere difficoltà?
mail: camillapizzoni72@gmail.com
Camilla
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